Imposte in bolletta: quanto incidono?

Si sa che il costo totale della bolletta non riguarda mai solo il consumo effettivo di energia elettrica o gas metano, ma comprende  anche i costi di manutenzione dei vari contatori e le accise; tutti questi costi, inoltre, non sono soltanto progressivi in base al consumo, ma in parte anche fissi.

Limitandosi alla componente della tassazione, sorgono diverse domande: quali imposte si pagano sui consumi? Quanto influenzano il costo totale della bolletta? Esistono delle agevolazioni fiscali relative alle imposte?

Di seguito vengono riportate tutte le risposte alle domande e le informazioni più utili sul pagamento, il conteggio e la tipologia delle imposte nella bolletta dell'energia elettrica e del gas naturale.

Quando paga le bollette ricevute, il cliente sa di pagare anche delle tasse oltre ai consumi effettivi. Nella bolletta dell’elettricità e del gas naturale sono presenti le accise, ovvero l’imposta indiretta erariale sul consumo, l'addizionale regionale stabilita autonomamente dalle varie Regioni e variabile dunque per ubicazione geografica e l’IVA, l’imposta sul valore aggiunto.

Le accise sono imposte indirette e, a differenza dell’IVA che costituisce una imposta indiretta sul consumo, si calcolano sulla quantità di prodotto consumato e non sul suo valore.

Per comprendere meglio questa differenza si può semplicemente controllare la bolletta: è possibile notare che l’accisa viene pagata in termini di centesimi al kilowatt o al metro cubo, mentre l’IVA si esprime in percentuale sul valore di ogni kilowatt o metro cubo.

Per questo motivo le accise da pagare su una determinata quantità di energia o gas consumato sono le medesime anche se si verificano i prezzi di più fornitori: il valore dell’accisa è nazionale e non influenza le offerte dei vari distributori.

Vi sono, poi, delle differenze per zone geografiche che toccano il costo complessivo dell'accisa (come anche di altre imposte, della spesa per la gestione del contatore ecc.) e si basano sulle caratteristiche della rete di distribuzione o della zona climatica. In generale, al centro nord l'accisa ha un costo maggiore rispetto al livello nazionale medio.

L'IVA, invece, si applica sul costo totale della bolletta, comprese le altre imposte.

Il valore dell’accisa per ogni kilowatt è di 0,0227€, ma questa imposta non viene calcolata in automatico su tutti i kW consumati, in quanto possono esserci delle esenzioni.

La prima differenziazione da fare riguarda l’utilizzo di energia elettrica per uso domestico: bisogna distinguere, infatti, tra utenti residenti, intendendo l’utenza per la prima casa, e non residenti, intendendo l’utenza per le seconde case. I non residenti pagano l’accisa su ogni kW consumato mentre i residenti hanno delle variazioni regolamentate dal loro contratto di fornitura.

L’accisa sull’utilizzo di energia elettrica per la prima casa dipende infatti dalla potenza disponibile definita nel contratto, ovvero dalla portata massima per unità di tempo dell’allacciamento di luce elettrica. Solitamente i clienti sono suddivisi in fasce di potenza disponibile, che vanno da 0 a 1,5 kW e da 1,5 a 3 kW.

L’IVA applicata al consumo di energia elettrica, invece, si differenzia a seconda che la fornitura sia a uso domestico o per altro uso: l’aliquota IVA per l’utilizzo domestico è del 10%, mentre quella per uso non domestico e del 22% oppure alcune categorie ne sono esenti.    

• L’accisa sul gas viene invece calcolata in base all’utilizzo che si fa della materia. Viene applicata a prescindere dal proprio fornitore e dipende dall’uso, se è a fine domestico oppure industriale, e dalle quantità consumate. L’accisa sull’utilizzo del gas da parte delle imprese e delle industrie ha una sola aliquota sotto 1.200.000 Smc all’anno. L’accisa sull’utilizzo del gas a livello domestico prevede, invece, un’aliquota che cambia in base all’area geografica in cui l’utente è domiciliato: centro-nord e centro-sud. Dal punto di vista del consumo civile del gas l’accisa è calcolata su 4 diversi scaglioni:0 - 120 Smc all’anno

• 121 – 480 Smc all’anno

• 481 – 1560 Smc all’anno

• Da 1560 Smc all’anno in su

L’addizionale regionale sul gas si applica sui consumi nelle regioni a statuto ordinario e non si applica su quelle a statuto speciale. Varia da regione a regione nei limiti previsti dalla legge ed è calcolata sugli stessi scaglioni su cui si basa il calcolo dell’accisa.

Sul prezzo finale, comprensivo di accisa e addizionale regionale, viene calcolata l’IVA. Se il consumo, di tipo domestico, non supera i 480 mc l’aliquota IVA è del 10% se invece il consumo è maggiore l’aliquota sale al 22%.

Per quanto riguarda alcuni tipi di imprese e di industrie, è possibile fare richiesta di riduzione e in certi casi è previsto il diritto all’esenzione. Le imprese manifatturiere o editoriali, le aziende agricole, le imprese energifore ecc.. hanno diritto a una riduzione dell’aliquota IVA al 10%.

Viene spontaneo chiedersi, allora, quante tasse si pagano in bolletta, cioè in che percentuale le imposte incidono sull’importo totale. Ovviamente, le variabili da considerare sarebbero troppe e non è possibile effettuare un calcolo sufficientemente accurato.

È possibile tuttavia fare una stima complessiva, per un cliente di tipo domestico residente nel mercato dell’energia elettrica, con un consumo standard di 2.700 kWh annui, una potenza del contatore di 3 kW e, soprattutto, nel mercato di maggior tutela, dal momento che nel mercato libero i margini di variabilità impediscono stime più corrette.

I dati sono forniti da ARERA, e si basano sulla media dell’anno 2019, in base ai parametri già menzionati. In questo modo, dunque, si può calcolare che:

• la spesa per la materia prima energia elettrica è pari a circa la metà di quanto pagato (tra il 45% e il 55%);
• la spesa per il trasporto e la gestione del contatore incide invece per un quinto, o meno, della bolletta (grossomodo, tra il 15% e il 20%);
• la spesa per gli oneri di sistema è all’incirca pari a quella per il trasporto, tra il 15% e il 20%, in rari casi leggermente più alta;
• le imposte, infine sono la voce meno consistente, con un peso di circa il 10-15%.

Si può quindi affermare che il peso delle imposte sulla bolletta dipende fortemente dal tipo di utenza che si registra, dalla quantità consumata e dalle tariffe proposte dal fornitore. Se si considera un’utenza domestica, con una potenza disponibile di 3 kW, si può calcolare che le tasse pagate corrisponderanno all’incirca al 10-15% del prezzo totale della bolletta.

Per un calcolo più preciso, servirebbe tener conto delle caratteristiche dell'abitazione o dell’impresa, degli scaglioni di consumo, della potenza impegnata se si tratta di utenti domestici di residenza o utenti domestici non di residenza (cioè seconda casa), ecc.

Ci sono delle condizioni in cui l’utente può richiedere delle agevolazioni fiscali per le imposte in bolletta; la richiesta di esenzione può essere presentata, con dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà e carta d'identità, solo da chi è in possesso dei requisiti.

Ciò è possibile, per esempio, se l’utenza appartiene a un’azienda (o comunque un cliente non residente) che può essere esonerata dal pagamento delle accise, ovvero nel caso in cui:

• si occupi di riduzione chimica e di processi elettrolitici e metallurgici;
• si occupi di processi mineralogici;
• il costo finale dell’energia per le imprese industriali o le imprese agricole e artigianali in questione incida per oltre il 50% sul costo di realizzazione del prodotto;
• produca grazie a impianti sostenuti da fonti rinnovabili;
• produca elettricità per uso industriale o civile, indipendentemente dal tipo di utilizzo e dalle risorse economiche;
• utilizzi l’elettricità per il trasporto di merci e passeggeri lungo le linee ferroviarie o con il trasporto urbano e interurbano;
• sia un ente diplomatico, consolare o un’organizzazione internazionale (gli enti diplomatici e consolari godono infatti di particolari diritti);
• si tratti di forze armate facenti parte della NATO;
• sia un servizio senza fine di lucro, come attività ricettive o di assistenza ai disabili, case di cura, case per anziani, poliambulatori, associazioni e attività dilettantistiche, impianti sportivi, orfanotrofi e così via.

Le aziende possono inoltre richiedere di pagare un’IVA agevolata fissata al 10% invece che al 22% del costo complessivo del servizio nel caso in cui siano imprese estrattive, manifatturiere, agricole ed editoriali. Come già visto in precedenza, è prevista l’esenzione per le aziende, le società o le unità fatta tramite una dichiarazione di intento.

Per le utenze domestiche l’IVA è fissata al 10%, tetto che può essere applicato anche agli utenti che impiegano l’energia per far funzionare impianti di irrigazione, di sollevamento e di scolo delle acque.

Per quanto riguarda le agevolazioni per i clienti domestici, invece, è possibile richiedere il bonus sociale elettrico, un aiuto disposto dal Governo e gestito dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas, erogato sotto forma di sconto in bolletta. Questo bonus è sostanzialmente riservato ad utenti che si trovino in condizioni di disagio economico o disagio fisico e lo dimostrino coi documenti necessari.

Si intende per disagio economico la condizione in cui l’ISEE annuale non superi gli 8.107,5 € (o i 20.000,00 € se sono presenti oltre 3 figli a carico). Per usufruire del bonus però occorre che, se il gruppo di residenti è inferiore o uguale a 4 unità, la potenza del contatore non superi i 3 kW, mentre può arrivare fino a 4,5 kW per famiglie numerose, se cioè fanno parte del nucleo più di 4 persone.

L’agevolazione per disagio fisico, invece, si applica nel caso in cui nel nucleo familiare sia presente una persona in condizione di salute grave, che necessita l’utilizzo costante di macchinari salvavita bisognosi di fonti di energia e collegati alla rete elettrica.

Il bonus elettrico può essere applicato in maniera cumulabile con gli altri bonus energetici (bonus gas e bonus idrico) e le agevolazioni per le forniture di energia elettrica.

L’importo del bonus e il risparmio che ne deriva sono variabili, ma si attesta fino a 184,00 € per un nucleo di 4 persone in caso di disagio economico, mentre, per quanto riguarda il disagio fisico, varia in base alla potenza di elettricità impegnata: per i contratti fino a 3 kW è prevista una riduzione che arriva fino a 460,00 € in caso si consumino più di 1.200 kW annui, mentre per i contratti oltre i 3 kW, per la stessa quantità di consumi, si arriva a una riduzione di 692,00 €.

Per poter usufruire del bonus sociale elettrico e delle altre esenzioni è necessario fare domanda presso il proprio Comune di residenza o gli altri enti preposti, presentando i vari documenti e la modulistica richiesta a seconda del tipo di agevolazione: partita IVA e documenti d'identità, richiesta di non sottoposizione alle accise, certificato di iscrizione alla Camera di commercio (CCIAA), dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà, attestazione rilasciata dall'Agenzia delle dogane ecc.