Da diversi anni sono in vigore sul territorio nazionale e comunitario degli obblighi normativi riguardanti le certificazioni energetiche degli edifici. È previsto infatti che i proprietari, in determinate circostanze, debbano far certificare la classe energetica dei propri immobili, a pena di sanzioni.

Una delle certificazioni più importanti è l’Attestato di Certificazione Energetica, o ACE, ma non tutti lo conoscono. Ecco allora le principali informazioni utili sull’ACE: che cos’è, quando è richiesto, che cosa lo differenzia dall’APE e quanto costa.

L’Attestato di Certificazione Energetica ACE è un documento che serve a descrivere dal punto di vista energetico le caratteristiche di una o più unità immobiliari a scopo abitativo, come villette e appartamenti, o commerciale, come aziende e imprese.

L’ACE, tuttavia, è stato sostituito in via ufficiale dall’Attestato di Prestazione Energetica o APE da qualche anno a questa parte. Più precisamente, il decreto legge n. 63/2013 (convertito nella legge n. 90/2013) ha stabilito che gli obblighi precedentemente in vigore riguardo all’ACE fossero trasferiti in favore della certificazione APE.

Quali sono le differenze tra ACE e APE? Il punto fondamentale è la normativa di riferimento. L’ACE, infatti, faceva riferimento alla vecchia direttiva europea 2002/91/CE sulla certificazione energetica, mentre l’APE ha recepito la nuova direttiva 2010/31/UE, con un adeguamento ai nuovi criteri e tipologie di misurazione.

A causa di ciò, anche se la gran parte dei caratteri fondamentali rimangono i medesimi, l’APE è in generale più dettagliata e approfondita rispetto all’ACE.

Oltre ad aver introdotto una modalità di calcolo differente (recepita al termine di un periodo di transizione), l’APE fornisce infatti maggiori suggerimenti di miglioramento dell’efficienza energetica dell’immobile nella dichiarazione conclusiva.

Inoltre, tiene conto di un maggior numero di fattori nella valutazione della classe energetica e dei fabbisogni energetici dell’edificio (non considera solo impianti di climatizzazione invernale ed estiva e sistemi di produzione di acqua calda sanitaria, ma anche impianti di ventilazione, illuminazione, energia necessaria per ascensori e scale mobili e così via).

Per il resto, l’APE e l’ACE presentano molte somiglianze nel sistema di certificazione, tra cui:

• hanno entrambi lo scopo di identificare il consumo annuale di energia di un dato edificio, offrendo al richiedente una informazione precisa sulla gestione energetica del proprio immobile;
• prevedono la classificazione IPE (Indice di Prestazione Energetica) per l’immobile analizzato, secondo l’ormai celebre scala in 10 posizioni contrassegnate da caratteri alfanumerici, a partire dalla G (la classe meno performante) fino alle classi energetiche A1, A2, A3 e A4;
• forniscono delle indicazioni e dei consigli per migliorare le prestazioni energetiche dell’immobile oggetto di analisi, offrendo al proprietario una sorta di guida ai migliori interventi da attuare per ridurre i consumi;
• la redazione dell’attestato è affidata a un certificatore energetico, ossia un tecnico abilitato, accreditato a appositamente formato, selezionato su base regionale per l’esecuzione di tali attestati;
• in entrambi i casi è previsto un sopralluogo dell’edificio, al termine di una prima fase di raccolta di dati reperibili altrove (per esempio, dati catastali, planimetria, informazioni sugli impianti termici e simili);

tutti e due gli attestati hanno metodologie e modalità di esecuzione praticamente analoghe, fermo restando che l’APE ha una maggior profondità. In entrambi i casi il tecnico certificatore effettua una diagnosi energetica dell’immobile, analizzando i consumi, gli impianti e la loro tipologia, le caratteristiche della zona climatica, l’eventuale presenza di un sistema di fonti rinnovabili come i pannelli fotovoltaici o la pompa di calore e così via. Al termine della diagnosi, il direttore dei lavori rilascia la targa energetica che sintetizza le caratteristiche energetiche dell’edificio.

L’attestato ACE è stato definitivamente eliminato? Di fatto, sì: oggi non è più possibile richiedere l’ACE, in quanto la sua funzione è stata sostituita del tutto dall’APE.

È anche vero, però, che restano validi gli attestati ACE redatti prima della sostituzione, ossia prima del 4 agosto 2013. Considerando che un certificato energetico ha una validità legale di 10 anni, un attestato ACE potrebbe essere valido anche fino all’agosto 2023, se il rilascio del certificato è avvenuto entro i termini; senza contare che l’ACE, anche privo di validità legale e un po’ datato, rimane comunque una buona indicazione di massima per il proprietario interessato a investire sull’efficientamento e sulla qualità energetica della propria abitazione o del proprio immobile.

Ovviamente, la validità è subordinata al rispetto della normativa, ossia della direttiva 2002/91/CE, in conformità della quale dovevano essere redatti tutti i certificati energetici che precedono l’APE. La validità legale, in più, cessa se l’immobile subisce una ristrutturazione edilizia che interessi più del 25% della superficie complessiva dello stesso.

Quando può essere utilizzato l’ACE? Ecco le circostanze in cui è richiesto per obbligo di legge:

• nuova costruzione, progettazione o ristrutturazioni che modifichino la struttura dell’edificio o la sua condizione energetica;
• compravendita o trattativa di affitto dell’immobile o parte di esso (es. appartamento in condominio). Come nel caso precedente, la richiesta dell’ACE è a carico del proprietario, e deve essere fatta per tutte le tipologie di contratto che comportano un trasferimento a titolo oneroso. Sono esclusi, pertanto, i casi di successione e donazione, in quanto trattamenti a titolo gratuito (per i quali la certificazione energetica degli edifici era prevista solo fino alla fine del 2013);
• sottoscrizione di un contratto di locazione, esclusi i casi di proroga o rinnovo dello stesso. L’ACE va fornito al potenziale inquilino o direttamente o per tramite di un’agenzia immobiliare nel ruolo di mediatore, congiuntamente agli altri certificati, ove richiesti (per esempio il certificato di agibilità). Nel contratto, il locatario sottoscrive una clausola in cui afferma di aver ricevuto l’attestazione della prestazione energetica globale e tutte le informazioni rilevanti relative alla condizione energetica dell’edificio.

L’ACE (o l’APE) non è obbligatorio nel caso di:

• edifici rurali di tipo non residenziale e privi di impianto di climatizzazione (riscaldamento o raffrescamento);
• edifici industriali o artigianali a determinate condizioni, quando cioè il riscaldamento dell’ambiente avviene per esigenze inerenti al processo produttivo;
• fabbricati isolati di ridotta superficie ambientale, per un totale minore di 50 metri quadri;
• edifici in cui non è previsto l’uso di impianti di climatizzazione, quali cantine, garage, autorimesse e box, parcheggi multipiano, depositi e rimesse, strutture di protezione degli impianti sportivi e in generale tutti gli edifici non esplicitamente compresi tra le categorie esplicitate nel DPR n. 412/1993;
• edifici adibiti a luoghi di culto o in generale allo svolgimento di attività di natura religiosa.

Una certificazione energetica APE in precedenza, costa in media tra i 150,00 € e i 350,00 € imposte incluse, in base a diversi parametri, tra cui la tipologia di immobile (uso residenziale, uso commerciale, uso produttivo…), l’ampiezza del progetto e dei locali, l’impresa di professionisti che offre il servizio di analisi e certificazione, la presenza di infrastrutture e così via.

Ovviamente, poi, il prezzo può salire di molto se si tratta di complessi composti da più unità immobiliari, immobili di ampie dimensioni, oppure costruzioni dotate di impianti numerosi e complessi: si pensi a un’azienda con molti dipendenti o a una fabbrica.

Una delle variabili più importanti da tenere in considerazione, soprattutto per l’APE per la casa, è la zona geografica dell’edificio: in alcune città e regioni, soprattutto nel Nord Italia, il prezzo medio si attesta sui 250,00 €, mentre al sud si possono trovare certificatori energetici che offrono costi molto più bassi, anche sui 100,00 €.

È importante prestare molta attenzione al costo della certificazione energetica, e non solo per risparmiare confrontando più offerte, ma anche per evitare di incorrere in truffe vere e proprie, come i falsi certificati redatti senza sopralluogo preventivo o elaborazione digitale dei dati, in violazione dei requisiti minimi della procedura.

Si ricordi, infine, che l’investimento nell’attestato può portare a un risparmio energetico e in bolletta anche notevole. Infatti:

• se un immobile con bassi consumi energetici ha una certificazione APE o ACE che lo attesta, questo può portare a un aumento del valore immobiliare dello stesso;
• la certificazione permette di conoscere i consumi e il fabbisogno energetico dell’edificio, e di sapere dove intervenire con lavori di ristrutturazione e simili che permettono un rientro agevole sul medio periodo (uno fra tutti, l’installazione di impianti di tipo sostenibile, con energie rinnovabili come i pannelli solari, utile peraltro anche a ridurre le emissioni di anidride carbonica e inquinanti) e un migliore rendimento energetico;
• con la certificazione APE o ACE si possono richiedere gli incentivi fiscali e le detrazioni attualmente in vigore, a partire dall’ecobonus, ma anche il bonus mobili, il bonus facciate e tanti altri sconti e agevolazioni per l’edilizia e gli interventi di manutenzione, qualificazione e riqualificazione energetica.