La classe energetica di un edificio è un parametro importante, sia per le imprese che per gli inquilini di un appartamento: permette infatti di supporre in anticipo quanto saranno salate le bollette, dal momento che serve a stabilire il consumo energetico dell’immobile.

Ma come si determina la classe energetica? Vi sono degli incentivi per migliorarla? Ecco tutte le linee guida sulla classificazione energetica.

Le classi energetiche sono delle categorie che certificano il volume dei consumi energetici per un edificio, che può essere senza differenza una casa, un ufficio, un negozio e così via.

L’attribuzione di una classe energetica viene effettuata da un tecnico specializzato del settore, il certificatore energetico, sulla base di un sopralluogo dell’immobile. L’indagine deve rilevare i diversi consumi necessari a riscaldare l’edificio, in rapporto al suo volume e a parametri come il suo livello di isolamento termico.

Il certificatore energetico deve dunque individuare un indice delle prestazioni energetiche, così da rilasciare una apposita certificazione detta APE (Attestato di prestazione energetica). Concretamente, si tratta di una misurazione del fabbisogno energetico per riscaldare l’ambiente in inverno, espresso in kWh per metro quadro. La classe energetica dipende dal risultato di tale indice.

A ciascuna delle classi energetiche corrisponde un determinato valore di consumo energetico. Più precisamente, si tratta di un intervallo di valori compreso tra due estremi, che rappresentano il consumo minimo e massimo per riscaldare l’ambiente domestico o lavorativo, espresso in kWh per metro quadro.

Quando i certificatori energetici eseguono le opportune misurazioni, il risultato emerso dall’esame viene posto in comparazione con i valori attribuiti alle classi e fatto rientrare in quella del valore corrispondente. Il tecnico può anche suggerire una soluzione ai problemi più comuni, spiegando i vantaggi della più recenti tecnologie in vendita.

Le classi energetiche sono 10, e sono ordinate in una scala crescente dalla meno alla più performante: G, F, E, D, C, B, A1, A2, A3, A4.

La classificazione si basa sul cosiddetto_indice di prestazione energetica per la climatizzazione invernale, con acronimo EP o EPH o EPi, che rapporta l’energia necessaria per portare ogni stanza a una temperatura di 18° C alla sua superficie utile (ossia la superficie netta calpestabile) oppure al suo volume lordo totale, se si tratta di edifici di tipo non residenziale.

A tali classi, poi, viene anche assegnato un punteggio, su una scala da 1 a 10. Dunque, le classi energetiche coi rispettivi valori EP e relativo codice sono le seguenti:

• G, con EP maggiore di 3,5;
• F, con EP tra 3,5 e 2,6;
• E, con EP tra 2,6 e 2;
• D, con EP tra 2 e 1,5;
• C, con EP tra 1,5 e 1,2;
• B, con EP tra 1,2 e 1;
• A1, con EP tra 1 e 0,8;
• A2, con EP tra 0,8 e 0,6;
• A3, con EP tra 0,6 e 0,4;
• A4, con EP inferiore a 0,4.

Come si può notare, le classi superiori hanno un valore EP inferiore alle altre. Ciò significa, quindi, che occorrerà meno energia per riscaldare un edificio di classe superiore rispetto a quanta ne occorre per uno di classe inferiore. Un edificio di classe G, tutt’altro che raro in Italia, richiederà quindi una spesa maggiore per il riscaldamento invernale rispetto a uno di classe F o E, che a loro volta necessitano di costi più elevati di uno di classe D o C, e così via.

Ma perché si prende come parametro proprio il riscaldamento invernale? Può sembrare una classificazione parziale, ma in realtà bisogna tener conto che valutando il riscaldamento vengono presi in considerazione anche molti altri fattori che vi sono collegati, come il tipo di impianto, i materiali da costruzione, l’isolamento termico, la tipologia delle pareti, la qualità degli infissi e dei serramenti e l’involucro esterno dell’edificio.

Di conseguenza, sulla base della classificazione energetica, è possibile valutare quanta energia richiede un edificio per poter essere adeguatamente riscaldato al suo interno. Nell’ordine abbiamo:

• edifici di classe G: con un consumo superiore a 160 kWh/mq annuali, gli edifici di classe G sono i meno performanti in assoluto. Fanno parte di questa classe praticamente tutti gli immobili di vecchia progettazione realizzati in muratura, o comunque privi delle caratteristiche costruttive che potrebbero assicurare il mantenimento del calore interno accumulato;
• edifici di classe G: il consumo è tra i 121 e i 160 kWh/mq per anno. Si tratta perlopiù di immobili degli anni ’70-’80 non ristrutturati, con elementi inadeguati sul piano dell’isolamento delle pareti e degli infissi e della copertura;
• edifici di classe E: il consumo è tra i 91 e i 120 kWh/mq per anno. Un immobile abitativo di classe E è spesso degli anni ’80-’90, con caldaie tradizionali e alcune opere di coibentazione e altri interventi di isolamento di standard non elevato;
• edifici di classe D: il consumo è tra i 71 e i 90 kWh/mq per anno. Comprendono immobili realizzati tra i 15 e i 20 anni fa, con buona coibentazione e muri perimetrali più spessi; talvolta hanno già subito interventi di miglioramento energetico;
• edifici di classe C: il consumo è tra i 51 e i 70 kWh/mq per anno. Sono edifici di costruzione molto recente, che hanno già subito interventi efficienti come l’installazione di valvole termostatiche o di una caldaia a condensazione, e l’esecuzione di lavori di isolamento termico;
• edifici di classe B: il consumo è tra i 31 e i 50 kWh/mq per anno. Sono perlopiù immobili realizzati negli ultimi anni, realizzati già con buona parte dei moderni sistemi di risparmio energetico e di isolamento interni ed esterni;
• edifici di classe A: il consumo è inferiore ai 30 kWh/mq per anno. Al di là della divisione da A4 ad A1, sono gli edifici più eccellenti sul mercato, a impatto energetico bassissimo e senza sprechi o dispersione del calore. Sono costruiti secondo le norme più recenti dell’edilizia, nel rispetto delle norme e ad alta efficienza.

Per migliorare il fabbisogno energetico degli edifici è possibile operare alcuni tra i seguenti interventi:

• per gli edifici di classe G occorrono sicuramente la sostituzione degli infissi, la coibentazione delle pareti, l’isolamento degli ambienti più freddi (solai, zone interrate), una migliore distribuzione delle fonti di calore e l’installazione di caldaie moderne ed efficienti a condensazione;
• gli edifici di classe F sono passibili di efficientamento, manutenzione e riqualificazione mediante regolazioni o sostituzioni degli impianti di riscaldamento, dei termostati e delle termovalvole, se necessario anche sostituendo i vecchi infissi con finestre in vetrocamera;
• passare dalla classe E alla classe D comporta un risparmio energetico del 25%. Dunque è consigliabile installare schermature solari, sostituire gli infissi, eseguire la coibentazione se non presente, installare impianti termici più efficienti e, magari, usare la domotica per la gestione dei consumi;
• gli interventi consigliati su edifici di classe D sono più complessi, e richiedono un miglioramento dei sistemi già esistenti come, per esempio, l’installazione di un sistema di riscaldamento a pavimento, o l’utilizzo almeno parziale di energie ad alta sostenibilità come il fotovoltaico;
• per gli edifici di classe C i lavori da effettuare possono variare molto, e spesso sono piccoli interventi di grande efficacia, come la sostituzione dei serramenti e degli infissi, l’installazione di sistemi di ventilazione meccanica e controllo dell’umidità;
• anche per gli immobili di classe B i lavori necessari sono diversi: si può migliorare l’isolamento e l’involucro esterno, o rifinire gli impianti interni, o ancora installare pannelli solari.

Numerosi interventi di riqualificazione energetica permettono di godere di una detrazione Irpef sulla dichiarazione dei redditi, con riferimento alla legge di bilancio nazionale, al decreto Rilancio e ad altre norme delle regioni relative all’anno in corso.

In particolare, l’installazione di nuovi infissi, caldaie senza termovalvole e stufe a legna o pellet dal rendimento energetico certificato prevede una detrazione per ristrutturazioni al 50%.

Tale agevolazione è diversa dal cosiddetto ecobonus, che parte dal 65% dell’imposta per interventi di coibentazione dell’involucro, o di installazione di pompe di calore, collettori solari per la produzione di acqua calda sanitaria, generatori ibridi e sistemi di building automation.

Il bonus sale tra il 70 e il 75% in caso di interventi sulle parti comuni di un condominio (non in appartamento), per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021, e con limite di spesa di 40.000€ per unità immobiliare.

Le ultime novità legislative prevedono anche un superbonus al 110% per interventi di isolamento termico delle superfici opache e miglioramento di almeno 2 classi energetiche, installazione di impianti centralizzati di riscaldamento o raffrescamento, impianti a pompa di calore, ibridi o geotermici, impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo.