Spesa per il trasporto e la gestione del contatore: cos’è e come funziona

Molto spesso, le voci di spesa in una bolletta risultano poco comprensibili per l’utente finale. In particolare, la voce relativa alla spesa per il trasporto e la gestione del contatore potrebbe non essere ben chiara al titolare della fornitura.

Ci si può chiedere che cos’è questa voce di spesa, a quanto ammonta e quanto incide nel costo annuo. Ecco in questa semplice guida online tutte le informazioni e le risposte alle domande più frequenti sulla spesa per il trasporto e la gestione del contatore.

La spesa per il trasporto e la gestione del contatore, come suggerisce il nome stesso, comprende tutti i costi sostenuti dall’azienda di distribuzione per trasportare l’energia e il gas fino alla casa di tutti i clienti finali, più il costo per la gestione, l’installazione e la manutenzione dei contatori domestici.

Infatti, l’energia elettrica è generata nelle centrali di produzione energetica che si trovano in diverse zone del Paese, ed è quindi indispensabile addebitare per ogni utenza anche un importo relativo ai trasporti di questa energia. Lo stesso vale per il trasporto del gas naturale attraverso i gasdotti.

In più, anche gestire tutti i contatori ha un costo per il produttore: nessun utente, infatti, ha facoltà di disporre autonomamente del proprio contatore, ma deve fare riferimento al distributore per la manutenzione.

Più nel dettaglio, dunque, la tariffa per il trasporto e la gestione del contatore per l’energia elettrica comprende i prezzi di diversi servizi:

• trasporto dell’energia. Riguarda il costo di trasporto sulle reti a grande distanza e ad alta tensione (380-220-150 kV). È un’attività gestita in Italia dal gruppo Terna, che presiede alla gestione della rete elettrica nazionale e ha lo scopo di amministrare in sicurezza i flussi di corrente, facendo in modo che richiesta e offerta a livello energetico siano in equilibrio;
• distribuzione locale dell’energia. Comprende il costo di trasporto sulle reti a media e bassa tensione (1-30 kV), le cosiddette reti di distribuzione. Nelle cabine la corrente ad alta tensione è trasformata in corrente a media e bassa tensione, e da qui è presa in gestione non più da Terna ma dalle società di distribuzione competenti nel territorio nazionale (E-Distribuzione, Ireti, Areti, Unareti…), il cui business consiste proprio nel distribuirla in tutte le case, i condomini, gli uffici ecc. a una tensione molto più bassa (230-400 V);
• gestione e lettura dei contatori. Le società di distribuzione possiedono, ciascuna nelle proprie aree, tutti i contatori installati in aziende, fabbriche e abitazioni. Il costo nella fatturazione, quindi, è anche a copertura dei costi relativi a installazione, sostituzione, manutenzione e controllo dei contatori, nonché (per i contatori elettronici che permettono la modalità telelettura oltre all’autolettura) per la trasmissione dei dati di lettura alle società di fornitura.

In più, accanto a questi principali importi fatturati, è richiesto il pagamento anche di altre due componenti tariffarie:

• componente UC3, per coprire gli squilibri relativi al valore delle spese di trasporto;
• componente UC6, come incentivo per il miglioramento della gestione delle reti da parte delle aziende di distribuzione.

Per quanto riguarda il gas naturale, analogamente, i costi di questa voce riguardano tutte le spese cui vanno incontro le società di distribuzione per trasportare il gas (in genere dall’estero) fino all’abitazione del consumatore, più i costi di stoccaggio e di gestione dei contatori.

La spesa per il trasporto e la gestione del contatore ha diverse componenti di prezzo, che vengono stabilite universalmente da ARERA, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

Di conseguenza, la spesa per il trasporto e la gestione del contatore è fissa e sempre uguale per tutti gli utenti: non ci sono differenze tra offerte diverse e fornitori diversi e non è possibile un risparmio in questo senso.

Fino al 2016, in particolare, era denominata “servizi di rete”, e costituiva una voce di spesa progressiva, in quanto aumentava sulla base del consumo elettrico; era inoltre minore per i residenti e più alta per i non residenti. Data al 2017 la riforma della tariffa: oggi il costo è unico e non progressivo, uguale sia per residenti che non.

Ma come è composta la spesa per il trasporto e la gestione del contatore? A costituirla sono tre elementi principali, per l’energia elettrica:

• quota fissa annuale;
• quota di potenza, che si paga, a seconda della potenza impegnata dalla singola utenza, in €/kW annuali;
• quota di energia, l’unica componente variabile della spesa, che si applica in base alla quantità di energia consumata, in €/kWh.

Per il gas, invece, comprende quattro quote, delle quali le ultime due spesso non sono esplicitate in bolletta:

• quota fissa annuale, stabilita da ARERA e distinta in otto scaglioni di consumo diversi per qualità climatica;
• quota variabile, che dipende dai consumi;
• quota trasporto, variabile per zona geografica, che copre i costi di utilizzo della rete nazionale;
• quota stoccaggio, che cambia con il consumo e comprende i costi di stoccaggio in depositi sotterranei e di recupero.

Ma dunque quanto si paga per la spesa di trasporto e gestione del contatore? Purtroppo non è possibile prevedere il costo in anticipo, ma solo fare una stima.

L’importo di tutte le diverse quote, infatti, è stabilito periodicamente da ARERA. In generale, l’Autorità fissa un prezzo differente ogni anno, a seconda dei bisogni e dei costi da affrontare per il funzionamento del sistema di distribuzione.

Per l’energia elettrica nell’anno 2019, per esempio, l’importo delle tre quote (non distinguibili in bolletta) era il seguente, stabilito dall’Autorità con delibera 673/2018:

• 20,28€ ogni anno per la quota fissa;
• 21,29€ ogni anno per ogni kW per la quota potenza (quindi, per esempio, 63,87€ annui per 3 kW di potenza);
• 0,00789€ ogni anno per kWh per la quota energia.

Ipotizzando quindi il costo tipico per una utenza domestica (con i classici 3 kW di potenza e circa 2700 kWh di consumo medio), si sommano i 20,28€ di quota fissa, i 63,87€ di potenza e 21,30€ di quota energia, per un totale di circa 105,45€ ogni anno, da ripartirsi nelle bollette della luce erogate ogni mese, ogni bimestre o ogni trimestre: dunque, circa 8,79€ al mese. Il costo è naturalmente diverso per le imprese e le utenze non domestiche in generale.

Riguardo al gas, la voce di spesa per il trasporto è complessivamente variabile a livello territoriale, secondo le 6 7 zone tariffarie individuate dall’Autorità, e anche a seconda dei consumi.

Per esempio, per l’anno 2018, i corrispettivi dovuti per ciascuna zona tariffaria per un utente tipo che consuma 1000 Smc/anno di gas per il riscaldamento erano circa i seguenti:

• zona nord-occidentale (Val d’Aosta, Piemonte, Liguria): 173€/anno;
• zona nord-orientale (Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli, Emilia-Romagna): 142€/anno;
• zona centrale (Toscana, Umbria, Marche): 175€/anno;
• zona centro-sud-orientale (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata): 189€/anno;
• zona centro-sud-occidentale (Lazio, Campania): 225€/anno;
• zona meridionale (Calabria, Sicilia): 274€/anno.

Oltre alla spesa per il trasporto e la gestione del contatore, l’utente finale deve pagare per altre voci di spesa, delle quali alcune sono fissate trimestralmente da ARERA, mentre altre (nei casi di contratto con mercato libero e non col servizio di maggior tutela) dipendono da ciascun operatore.

In particolare, per ogni utenza il costo totale è formato da:

• la spesa per la materia prima, che copre i costi di acquisto all’ingrosso, dispacciamento e commercializzazione dell’energia sostenuti da ciascun fornitore. Per i contratti del mercato libero dipende dal contratto e dall’offerta commerciale sottoscritta. Comprende una quota fissa annuale e una parte variabile, pagata per kWh consumato. Corrisponde circa al 40% dell’importo complessivo della bolletta;
• la spesa per il trasporto e la gestione del contatore;
• la spesa per gli oneri di sistema, che include le quote di spesa di interesse generale legate ai costi per il mantenimento del sistema di distribuzione più gli incentivi per le diverse attività svolte come investimenti nel settore (p. es. la promozione di fonti rinnovabili come il fotovoltaico);
• le imposte statali, inclusa l’imposta di consumo o accisa e l’IVA;
• per l’utenza della luce, il canone televisivo.

A queste quote vanno sottratti, eventualmente, gli sconti e le agevolazioni cui ha diritto il consumatore, come il bonus sociale, riconosciuto ad alcune categorie di utenti in condizioni di difficoltà economiche o sociali di varia misura.