Tutti i cittadini italiani intestatari di una fornitura di energia elettrica e possessori di un televisore devono pagare il canone televisivo direttamente in bolletta, in base alla normativa vigente.

Non tutti sanno però che, a determinate condizioni, è possibile richiedere il rimborso del canone, qualora questo sia stato pagato anche da chi era in possesso dei requisiti per la richiesta di esenzione. Ecco tutte le informazioni utili per ottenere il rimborso dovuto e il recupero del canone pagato.

Il canone televisivo, anche detto canone RAI o canone TV, è l’abbonamento annuale al servizio televisivo pubblico (alla RAI, appunto). L’importo annuo attuale è di 90,00 €.

Deve essere pagato da tutti i contribuenti in possesso di un televisore nella propria casa in Italia (ma anche dagli stranieri in possesso di una casa sul territorio italiano), ed è richiesto una sola volta per ogni famiglia e per ogni abitazione, a meno di trasferimento della residenza di un membro della famiglia.

Il canone è dovuto indipendentemente dall’utilizzo o meno del televisore per guardare i canali RAI, in quanto è di fatto una forma di imposta sul possesso della TV o di analogo apparecchio televisivo, ossia di un dispositivo in grado di captare e decodificare un segnale radiotelevisivo e, più in generale, capace di ricezione delle trasmissioni radiotelevisive.

A partire dalla legge di stabilità 2016, il canone RAI è addebitato nella bolletta della luce. Ciò significa che non può più essere pagato separatamente, come in precedenza, per esempio a mezzo di bonifico bancario o bollettino postale.

L’addebito in bolletta comporta che ogni titolare di un’utenza dell’energia elettrica debba pagare, in dieci rate da 9,00 € (da gennaio a ottobre) l’abbonamento alla televisione automaticamente, assieme all’importo della bolletta, secondo il metodo di pagamento prescelto (per esempio attraverso domiciliazione bancaria o su carta di credito).

Questo perché si suppone che tutti i contribuenti che pagano per la corrente elettrica siano in possesso di un televisore (è la cosiddetta “presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo”).

Tuttavia, è possibile richiedere l’esenzione dal pagamento se si è in possesso dei requisiti presupposti e, a determinate condizioni, anche ottenere il rimborso del canone pagato e non dovuto. Ecco come.

Il rimborso del canone RAI spetta quando chi l’ha pagato era in possesso dei requisiti per l’esenzione, e per cause di forza maggiore non ha potuto farne richiesta in precedenza.

Le motivazioni sono varie, e sono le medesime dell’esenzione. Può darsi che il cittadino chieda il rimborso perché non possiede una televisione; oppure che abbia i requisiti di reddito per ottenere il rimborso per gli over 75; oppure, ancora, che abbia già pagato il canone TV sotto altra forma.

In ogni caso, per presentare la richiesta di rimborso, il richiedente deve essere, in prima persona, il contribuente titolare di una fornitura di elettricità che chiede il rimborso per sé.

L’unica eccezione si ha nel caso in cui a fare la richiesta sia un intermediario autorizzato dal richiedente, oppure in alternativa uno degli eredi, che chiede il rimborso relativamente al canone pagato indebitamente da un utente deceduto; in questa circostanza, naturalmente, è previsto che il soggetto presenti anche i dati anagrafici del proprio parente.

Quando si compila la richiesta di rimborso del canone RAI, occorre anche indicare la causale della richiesta, ossia la motivazione che dà diritto al rimborso; ciascuna motivazione è indicata con un codice, che va specificato nell’autodichiarazione o dichiarazione sostitutiva:

• codice 1: il richiedente, o un membro convivente della sua famiglia anagrafica, possiede i requisiti dell’esenzione per l’avvenuto compimento dei 75 anni di età e per le condizioni reddituali, ossia possiede un reddito familiare complessivo inferiore alla somma prevista di 8.000,00 € annui;
• codice 2: il richiedente, o un componente della stessa famiglia, possiede i requisiti dell’esenzione per convenzioni e accordi internazionali, per esempio quelli che riguardano i diplomatici e militari stranieri;
• codice 3: il richiedente ha pagato il canone in bolletta ma contemporaneamente lui stesso o un membro della sua famiglia anagrafica ha pagato il canone anche con modalità differenti, p. es. mediante addebito nella pensione o simili;
• codice 4: il richiedente ha pagato il canone in bolletta ma contemporaneamente un altro membro convivente della sua famiglia anagrafica ha pagato un secondo canone relativo a un’altra utenza dell’energia elettrica. In questo caso, occorre anche indicare il codice fiscale e le generalità dell’altro familiare in questione;
• codice 5: il richiedente ha pagato il canone in bolletta pura avendo già presentato la dichiarazione di non detenzione di apparecchi televisivi nella propria abitazione per tutti i membri della propria famiglia anagrafica, o analoga autocertificazione;
• codice 6: un’altra motivazione, diversa dalle precedenti, da specificare più nel dettaglio (per esempio, banalmente, un errore nella fatturazione).

In tutti i casi, è necessario anche essere specifici riguardo al periodo per cui si richiede un rimborso.

Come data iniziale bisogna inserire la data a partire dalla quale il soggetto è stato in possesso dei requisiti di esonero, a partire dal 2016 (da quando, cioè, il canone ha iniziato a essere conteggiato in bolletta); la data finale, invece, va inserita solo nel caso in cui i requisiti per cui si richiede il rimborso siano già cessati per qualsiasi motivo (se, per esempio, il contribuente non risiede più con la stessa famiglia anagrafica e dunque ha perso i requisiti per doppio pagamento non dovuto e relativo a due utenze diverse).

Richiedere il rimborso del canone RAI è molto semplice: è sufficiente scaricare e stampare l’apposito modello dell’Agenzia delle entrate per il rimborso, e compilarlo in ogni sua parte.

Si ricorda che il rimborso può essere richiesto solo per le condizioni indicate in precedenza, ossia quando è stato richiesto e pagato indebitamente all’interno della bolletta dell’energia elettrica, e solo per il periodo per cui sussistono i requisiti e l’idoneità all’indennizzo (non, ad esempio, a seguito di cambio di residenza).

In seguito, il modello apposito, con allegato un documento valido, come la carta d’identità o altro documento di riconoscimento in corso di validità, e gli eventuali ulteriori documenti richiesti, deve essere inviato tramite il portale web dell’Agenzia delle entrate da parte del richiedente intestatario della fornitura, del suo erede oppure da parte di intermediari abilitati e autorizzati dagli stessi, un centro di assistenza fiscale o CAF.

In alternativa, anche se è preferibile l’invio della domanda online, il modulo dell’istanza può essere anche consegnato fisicamente agli sportelli dell’Agenzia delle entrate, oppure tramite il servizio postale a mezzo di raccomandata alla sede preposta dell’Agenzia, ovvero: Agenzia delle entrate, Direzione provinciale I di Torino, Ufficio canone TV, casella postale 22, Torino 10121.

Normalmente, il canone TV viene rimborsato entro 45 giorni dalla richiesta da parte dei beneficiari; non è prevista alcuna proroga o deroga dai tempi previsti.

Dal momento che il rimborso spetta al fornitore dell’energia elettrica, lo stesso che incassa le bollette e poi trasmette all’erario il pagamento del canone e delle altre tasse dovute, occorrono i tempi tecnici perché il fornitore riceva la domanda di indennizzo e le informazioni utili da parte dell’Agenzia delle entrate, esegua quindi le eventuali e necessarie verifiche, e provveda infine a erogare il rimborso.

In base al regolamento fissato dal Ministero dello sviluppo economico, il fornitore ha il diritto di utilizzare i dati raccolti per il trattamento dei dati personali ai fini del pagamento delle bollette allo scopo di erogare il rimborso.

Quanto alla modalità del rimborso, questo viene in genere restituito a mezzo di un accredito nella prima fattura utile, come sconto o bonus.

In alternativa, a seconda delle politiche delle imprese elettriche e in obbedienza alla normativa, la società può anche effettuare il rimborso secondo altre modalità, purché rispetti il limite temporale imposto di 45 giorni lavorativi.

Nel caso in cui il fornitore non adotti un provvedimento entro 45 giorni, e non riesca dunque a erogare il rimborso dovuto, è possibile per il richiedente rivolgersi direttamente all’Agenzia dell’entrate che, a seguito di comunicazione e segnalazione, si occuperà direttamente del rimborso.