Per sapere leggere correttamente la bolletta della luce e confrontare le offerte dei diversi operatori del mercato libero o del servizio tutelato, è necessario sapere quali sono i costi fissi e i costi variabili della bolletta.

Di seguito vengono riportate tutte le informazioni utili in questa breve guida sulle voci di spesa fisse e variabili nella bolletta della luce.

Ogni fattura dell’energia elettrica prevede diverse voci di spesa assieme. Queste voci sono le medesime per ogni fornitore e per ogni offerta, anche se ovviamente l’importo ad esse associato cambia a seconda del consumo di ciascun utente.

La suddivisione dei diversi costi, naturalmente, è normata a livello centrale da ARERA, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. ARERA, inoltre, ha anche stabilito con apposita direttiva che le bollette della fornitura di gas e luce contengano tutte la stessa tipologia di informazioni, disposte in modo chiaro e trasparente secondo le regole della cosiddetta bolletta 2.0.

Nella prima pagina della bolletta, infatti, il cliente di qualsiasi fornitore può riscontrare tutta una serie di informazioni utili sulla propria utenza e sulla fatturazione, tra le quali:

• numero cliente (o numero utente, codice cliente…), associato dal gestore al cliente, con codice fiscale o partita IVA;
• tipologia di cliente, domestico residente, domestico non residente, non domestico;
• codice POD, il codice identificativo univoco che contrassegna ogni singola fornitura di energia elettrica, indicando il punto di prelievo della materia prima energia;
• potenza impegnata;
• tensione di fornitura;
• voci di spesa e tipologia di pagamento scelta (bollettino postale, domiciliazione con addebito diretto su conto corrente bancario, carta di credito e così via).

Quanto alle voci di spesa, in particolare, bisogna appunto registrare come, all’interno di alcune di esse, sia compresa una parte di importo fissa e una parte di importo variabile in base ai consumi del cliente. Le voci di spesa sono:

• spesa per la materia prima energia (ex servizi di vendita). Rappresenta l’insieme dei costi sostenuti dalla società di vendita per acquistare l’energia sul mercato all’ingrosso, sommati ai costi di commercializzazione, che comprendono la rivendita al cliente finale, il servizio clienti, la gestione della comunicazione ecc. È l’unica voce di spesa che può essere stabilita dal fornitore, mentre tutte le altre sono fissate annualmente da ARERA a seconda delle differenze sul territorio nazionale e delle altre necessità; in questa sezione è anche presente l’eventuale sconto sulla materia prima applicata dal venditore.
• spesa per il trasporto e la gestione del contatore. È costituita da tutti i costi dovuti al distributore locale per garantire la copertura e il trasporto dell’energia elettrica attraverso la rete elettrica di distribuzione nazionale, più le spese per l’installazione e la manutenzione dei contatori (che di fatto sono di proprietà delle aziende di distribuzione, e non dei clienti);
• spesa per gli oneri di sistema (che assieme alla voce precedente costituiva gli ex servizi di rete). È una spesa che dipende da altre attività del servizio elettrico, in particolare gli incentivi per le fonti rinnovabili e la distribuzione di bonus sociale ai clienti in difficoltà;
• imposte. Si tratta dell’IVA, delle accise e dell’addizionale regionale, cioè di tutte le tasse pagate dal cliente o sul costo complessivo della bolletta o soltanto sulla voce relativa alla materia prima.

Alcune di queste componenti di spesa, dunque, comprendono sia costi fissi che costi variabili.      Che cosa significa “fisso” o “variabile”, in rapporto alle caratteristiche della fornitura della luce?      La differenza è che:

• la quota fissa è una componente che non cambia in base al consumo, cioè è conteggiata in €/cliente, ove l’unica variabile possibile è il tipo di cliente (p. es. un cliente non residenziale per la seconda casa paga di più di un cliente residenziale per alcune quote fisse). La quota fissa è stabilita dall’Autorità e perciò è uguale per tutti i fornitori;
• la quota variabile, invece, dipende dai consumi del cliente, infatti si conteggia in €/kWh (e, nella bolletta del gas naturale, in €/Smc). Questa quota è stabilita da ogni fornitore e cambia da un’offerta a un’altra.

In genere, si pensa che l’unica quota variabile sia la spesa per la materia prima, in quanto è differente tra le varie offerte: se il cliente ha un contratto nel mercato libero, questa cambierà a seconda delle condizioni contrattuali, mentre nel mercato di maggior tutela (o nelle offerte PLACET, cioè Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela) è stabilita dall’Autorità e subisce un cambiamento nel tempo (ogni trimestre).

In realtà, anche le altre voci di spesa hanno una quota variabile accanto alla quota fissa, anche se questa quota non è sempre decisa del fornitore.

Più nel dettaglio, le voci di spesa (esclusi i costi occasionali, p. es. per voltura) sono composte nel modo seguente:

• la spesa per la materia prima energia si compone di un prezzo dell’energia (PE) che cambia in base al fornitore e all’offerta; un prezzo di commercializzazione e vendita (PCV) che copre le spese per la gestione e la comunicazione con i clienti; un prezzo del dispacciamento (PD) che serve a controllare la rete di distribuzione e mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta, evitando sovraccarichi e problemi; un prezzo di perequazione energia (PPE), pagato solo nel mercato tutelato, che copre il costo di acquisto dell’energia elettrica. Tutte queste quote sono variabili, in quanto dipendono dal consumo del cliente;
• la spesa per il trasporto e la gestione del contatore, contrariamente a quanto si crede, non è soltanto composta di voci fisse. Una quota è fissa per ogni cliente, ma nel costo è compresa una quota variabile che dipende dai consumi, cioè la quota energia, e poi una quota potenza che dipende invece dalla potenza del contatore, e anche in questo caso il cliente che ha una maggiore potenza paga di più. Tutte queste spese sono appunto rese al distributore per trasportare e distribuire l’energia e per la gestione dei contatori, e sono stabilite dall’Autorità sia nella quota fissa che in quella variabile;
• la spesa per gli oneri generali di sistema ha, invece, soltanto delle componenti fisse, stabilite da ARERA e perciò uguali per ogni fornitore. In particolare, le componenti degli oneri di sistema elettrico sono due, ASOS (gli oneri destinati a sostenere le energie rinnovabili, come il fotovoltaico, il geotermico, la cogenerazione) e ARIM (gli altri oneri generali, che fino a qualche anno fa erano ulteriormente ripartiti in oneri per lo smantellamento delle centrali nucleari, per la ricerca di sistema, per le agevolazioni del settore ferroviario, per le industrie energivore, per il bonus elettrico). La riforma della tariffa TD, nel 2017, ha reso gli oneri di sistema, precedentemente progressivi, uguali per tutti i clienti, così da facilitare per esempio le famiglie numerose, chi ha consumi elevati dovuti alla riduzione delle emissioni (es. auto elettriche) o chi vive in condomini con sistemi di riscaldamento autonomo elettrico;
• le imposte. La prima imposta applicata è l’IVA (imposta sul valore aggiunto), che si calcola sul prezzo finale della bolletta. Può variare tra il 10% per il contratto domestico residente e il 22% per gli altri contratti (non residente, altri usi). L’accisa invece, o imposta erariale di consumo, si applica in base alla quantità di energia consumata. Entrambe costituiscono dunque due voci variabili, in base rispettivamente al costo totale della bolletta e al costo della materia prima energia;
• il canone RAI, una spesa fissa per tutti i possessori di televisione.

Da quanto visto, si può concludere che il costo totale della bolletta può variare molto da cliente a cliente.

È anche vero, però, che vi sono sempre dei costi fissi costanti che incidono per una certa percentuale su ogni bolletta. È per questo motivo che, anche se il cliente non consuma energia elettrica, comunque dovrà pagare un certo importo per ogni bolletta.

In particolare, è stato calcolato che i costi fissi incidono mediamente per il 40% sull’importo totale della bolletta (escluso il canone RAI, che vale 90€ annui). È un prezzo imposto non indifferente, che rende ancora più necessario per molti clienti cercare di risparmiare sfruttando le tariffe più convenienti.

Facendo un esempio sulla spesa annua di una famiglia tipo, il cui intestatario della fornitura ha un contratto da cliente domestico residente, con potenza del contatore 3 kW e consumo annuo medio su lettura annuale di 2.700 kW, vedremo che i costi totali potrebbero aggirarsi sui 600€ circa, di cui circa 50€ per la componente fissa della tariffa di trasporto e gestione del contatore, 80€ per gli oneri di sistema e 50 € per le accise, per un totale approssimativo di 180€ di costi fissi.