Il gas, così come la luce e la benzina, è una fonte di energia esposta a un elevato livello di tassazione. Sul consumo del gas, infatti, si paga l'imposta indiretta sul consumo, definita accisa, l'addizionale regionale, ovvero le imposte che la Regione decide autonomamente di mettere sul bene, e l'imposta sul valore aggiunto, più conosciuta come IVA.

Che cosa rappresentano, precisamente, tutte queste diverse voci, diciture e componenti fiscali? Come si calcolano e a quanto ammontano sul totale della bolletta? E, soprattutto, quali sono i requisiti per ottenere sconti e agevolazioni sul valore totale della fattura? Vengono fornite qui di seguito tutte le risposte e le informazioni più utili in una breve guida alle imposte della bolletta del gas.

L'accisa è, come già detto, un'imposta indiretta sul consumo, ovvero una tassa che viene applicata sulla quantità di gas consumato dall'utente, indipendentemente da quale sia il fornitore. Ciò significa che il cliente può scegliere un’offerta a prezzo fisso o variabile, sul mercato libero o nel servizio di maggior tutela e pagherà il medesimo valore di accisa.

Questo perché l’accisa, come del resto le altre imposte e le varie quote fisse della bolletta, sono stabilite con direttiva di ARERA, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente. Tutti i fornitori del mercato, anche quelli che fissano i propri prezzi per la materia prima nel mercato libero, sono tenuti a far pagare l’IVA e l’accisa secondo il valore stabilito da ARERA.

Questa imposta ha però anche delle componenti variabili che ne influenzano la portata e che sono soggette a cambiare a seconda che si tratti di una fornitura per uso domestico o per uso industriale, in base alla collocazione geografica e alla quantità di consumi. Non tutti i clienti, insomma, pagheranno la stessa quota di accisa sul totale della bolletta; il valore dipende da diversi parametri, che verranno spiegati più approfonditamente in seguito.

L'IVA è, invece, un'imposta sul valore aggiunto; questo significa che non si applica tenendo conto delle quantità di consumi, ma bensì è la somma delle voci presenti in bolletta, alla quale verrà sommata l'imposta.

Il concetto è un po’ complesso, ma con un’analisi più approfondita risulterà senza dubbio più semplice da intuire. Di fatto, il cliente può consumare di più o di meno, ma questo non influenzerà direttamente il totale dell’IVA. L’influenza dei consumi, tuttavia, è indiretta: infatti, la voce dei consumi contribuisce a dare l’importo totale della bolletta, che comprende appunto la spesa per la materia prima gas naturale (o energia elettrica per la luce), la spesa di trasporto e gestione del contatore, gli oneri di sistema e le altre imposte. È su quest’ultimo totale, quindi, che viene calcolata l’IVA.

Per quanto riguarda le accise, si possono identificare quattro scaglioni di consumi per uso domestico, misurati in standard metri cubi (smc) entro cui cambia il valore dell'accisa: da 0 a 120 smc, da 121 a 480 smc, da 481 a 1560 smc e oltre i 1560 smc. Ciò significa che, a seconda che il consumo complessivo di gas rientri nell’uno o nell’altro scaglione, il cliente pagherà un diverso importo di accisa per ogni smc consumato.

Inoltre, vi è anche una differenziazione per zona geografica: nella zona di utilizzo e commercializzazione del centro nord, infatti, il costo complessivo in €/smc dell’accisa è mediamente più elevato del Mezzogiorno, per ragioni strettamente legate non tanto ai prezzi del trasporto della materia prima, quanto alla volontà del legislatore di incentivare lo sviluppo del Sud Italia con una riduzione della quota di distribuzione.

In particolare,  viene riportato a titolo esemplificativo il valore dell’accisa in base agli scaglioni per gli anni 2017-2018, calcolati su dati ARERA:

• per lo scaglione 0 – 120 smc/anno: al Centro-Nord, l’accisa è pari a 0,044 €/smc; al Sud Italia, 0,038 €/smc;
• per lo scaglione 121 – 480 smc/anno: al Centro-Nord Italia, l’accisa è pari a 0,175 €/smc; al Sud, 0,135 €/smc;
• per lo scaglione 481 – 1560 smc/anno: al Centro-Nord, l’accisa è pari a 0,170 €/smc; al Sud, 0,120 €/smc;
• infine, per lo scaglione oltre 1560 smc/anno: al Centro-Nord, l’accisa è pari a 0,186 €/smc; al Sud, 0,150 €/smc.

Le aziende pagano invece la stessa accisa per una quantità di consumi che non superino i 1.200.000 smc annui, e hanno un secondo scaglione oltre la stessa soglia. In particolare, sui dati ARERA del 2014, le aziende pagavano un’aliquota di 0,012498 €/smc con consumi fino a 1.200.000 smc annui, e un’aliquota di 0,0074988 €/smc oltre i 1.200.000 smc annui. Tale suddivisione riguarda anche le diverse imprese agricole e artigianali, non soltanto industriali e altri usi non domestici.

L'IVA, invece, non è calcolata sulla quantità, ma sul valore di quello che viene consumato. Per questo motivo l'IVA si applica all'importo totale della bolletta, che comprende la somma di tutte le voci di spesa, accisa compresa

Per gli usi domestici l'IVA è fissa intorno al 10% per i primi 480 smc consumati, mentre si attesta al 22% per tutti i consumi successivi (a meno, ovviamente, di agevolazioni e altre forme di sconto, di cui faremo menzione più oltre).

Fin quando si tratta di percentuali e valori assoluti considerati per ogni smc, però, il dato potrebbe essere difficile da comprendere e soprattutto da calcolare per il proprio consumo. Molti, insomma, potrebbero chiedersi: ma quanto incidono le imposte sul totale della bolletta?

Come già visto, al calcolo delle imposte da versare sul consumo di energia vanno applicate alcune variabili, come il luogo di residenza, il tipo di utenza e il tipo di abitazione, che rendono difficile stabilire un conto preciso sull'effettivo peso delle imposte sulla bolletta.

Si può però fare almeno un calcolo approssimativo, considerando dati ARERA relativi al 2019 sui consumi medi di una famiglia tipo, dunque con una utenza di tipo domestico. Si può dire che, in quel caso, le spese della bolletta sono ripartite in questo modo:

• la spesa per la materia energia si aggira intorno al 50% dell'importo totale della bolletta, con percentuali diverse nei vari casi;
• l'altra metà va suddivisa fra le spese di trasporto e gestione del contatore, la spesa per gli oneri di sistema e le imposte. 
• spesa per il trasporto e la gestione del contatore tocca circa il 15-20% del totale della bolletta, a seconda della zona geografica;
• la spesa per gli altri oneri di sistema, analogamente a quella di trasporto, varia a seconda di diversi fattori, ma si può concludere che incide mediamente per il 10-15% del totale;
• infine, le imposte incidono sulla bolletta per la percentuale rimanente, ossia il 10-15%, comprensivo di accisa.

Le imposte, come già visto, comprendono anche l’addizionale regionale, che ha un importo variabile e composto di quote non prevedibili e indipendenti , e che varia nelle Regioni a statuto ordinario e speciale. Sottraendola dal totale delle imposte, quindi, si può concludere che IVA e accise incidono per circa il 10% del totale della bolletta della prima casa per i clienti domestici.

Sia i privati che le aziende possono usufruire di diversi sconti e agevolazioni sul gas che portano a una riduzione della quantità di imposte sul consumo (o, meglio, del loro ammontare) e dunque a un risparmio complessivo.

La riduzione dell'accisa e dell'addizionale aggiunta spettano innanzitutto alle attività, industriali e non, finalizzate alla produzione e sviluppo di beni e servizi. Queste possono godere, in particolare, di una riduzione dell’IVA al 10%. Tra queste si ricordano le aziende produttrici di energia per tutti gli altri consumi (usi civili, usi industriali e ogni tipo di utilizzo), le imprese manifatturiere, le imprese estrattive, le aziende agricole, gli esportatori abituali ecc.

Tali attività includono attività agricole, alberghi, artigiani, ristoranti e aziende produttori di energia, ma anche attività che forniscono assistenza agli orfani, ai disabili, agli anziani, ai tossicodipendenti e agli indigenti, fino alle società sportive dilettantistiche e alle forze armate nazionali. Si tratta dunque di un gran numero di enti e organismi, tutti titolati a richiedere l’agevolazione sull’IVA.

Godono di completa esenzione dal pagamento dell'accisa, invece, le forze armate e i comandi militari dei Paesi della NATO, le organizzazioni internazionali, gli Stati e le organizzazioni con cui si è deciso di sospendere l'acquisizione dell'IVA, le rappresentanze diplomatiche e consolari UE, Repubblica di San Marino e Città del Vaticano.

Inoltre, le aziende che operano nei processi mineralogici, elettrolitici o metallurgici e quelle attive nel settore chimico, sono esonerate sia dal pagamento dell'accisa che dall'addizionale regionale.

In aggiunta, i consumatori possono ottenere il bonus sociale sulle tariffe maturate in fattura per l'energia elettrica, il gas metano, introdotto dal governo nel 2009. Si tratta di una riduzione del costo della bolletta riservata ai clienti domestici e alle famiglie in situazioni di disagio economico o fisico in possesso dei requisiti, sia nel mercato tutelato che nel mercato libero.

Il modulo di richiesta dell'esenzione va presentato, con una dichiarazione scritta coi dati del richiedente da parte delle categorie specifiche di aventi diritto, direttamente al comune che si occuperà dell'allocazione delle agevolazioni in base al valore previsto.