Per alcuni mesi all’anno, il titolare di un servizio di fornitura dell’energia elettrica di tipo domestico residente, troverà nella bolletta una voce relativa al canone RAI e ripetuta per diverse volte ogni anno.

Il canone RAI, infatti, o canone TV, va pagato da tutti i possessori di una televisione che siano anche intestatari di una utenza luce. Questa richiesta di pagamento inconsueta ha un motivo legale dietro e, soprattutto, può essere evitata mediante apposite esenzioni. Ecco una guida breve e tutte le informazioni utili sul canone RAI, sul suo costo e su come funzionano le esenzioni.

Il canone RAI, detto più correttamente “canone TV” o “canone televisivo”, non è altro che la quota di abbonamento richiesta per usufruire del servizio radiotelevisivo in Italia. Perciò ricade sia sui cittadini italiani che sui residenti esteri che hanno una casa nel nostro Paese, per esempio una seconda casa vacanze.

In base alla normativa vigente, il canone RAI deve essere pagato da chiunque possegga un televisore o un analogo apparecchio televisivo in grado di captare e decodificare il segnale digitale terrestre o satellitare (e in generale abilitato alla ricezione dei segnali), indipendentemente da marchi e modelli, all’interno della propria abitazione.

Di conseguenza, questo vale anche per le aziende o i privati con partita IVA (inclusi i gestori di esercizi pubblici, le imprese di vario genere, i ristoranti, i bar e simili), purché abbiano una televisione nella propria attività. Per queste categorie non è attivo il pagamento del canone normale, ma di un canone speciale, che prevede costi e modalità di pagamento diverse.

Naturalmente, per quanto riguarda invece i clienti privati, il costo deve essere sostenuto in più rate, e soltanto per singola famiglia o analogo gruppo di persone coabitanti nella stessa casa o nello stesso appartamento, se in condominio.

Per il pagamento del canone si considera famiglia anagrafica, quell’insieme di individui che condividono la stessa residenza anagrafica e lo stesso domicilio, all’interno del medesimo comune, e che sono legati da vincoli di parentela, vincoli affettivi o di affinità, di adozione, di matrimonio, di unione civile e altri analoghi.

Concretamente, a pagare deve essere però il titolare del servizio di fornitura dell’energia elettrica, dal momento che, come abbiamo accennato, il costo del canone RAI viene addebitato automaticamente nella fattura della luce da parte del fornitore, e come tale viene pagato assieme alla bolletta stessa.

L’ammontare del canone RAI potrebbe variare negli anni, a seconda delle condizioni di legge. Da qualche anno a questa parte, il canone RAI ha un costo complessivo di 70,00 € ogni anno per ciascuno degli utenti.

Il canone RAI, ad oggi, esiste sotto forma di addebito in bolletta. Dal momento che un costo di 90,00 € da pagare in una sola soluzione potrebbe rivelarsi proibitivo per molti contribuenti, la legge prevede che esso venga suddiviso in dieci rate mensili di eguale importo, pagabili dalla bolletta di gennaio di ogni anno fino a quella di ottobre.

L’unica eccezione è stata nel 2016, l’anno in cui è cominciata la nuova modalità di pagamento del canone RAI. Dal momento che la legge che ha istituito il cambiamento, nel 2015, era entrata in vigore solo a metà dell’anno successivo, i clienti hanno dovuto pagare in un’unica soluzione, nel luglio 2016, le prime sette rate dell’anno, e in seguito, a cadenza mensile, le altre tre. Si tratta, tuttavia di una casistica eccezionale: normalmente, vale sempre la regola delle dieci rate.

Se poi, naturalmente, il cliente ha una fatturazione con una scadenza differente (per esempio bimestrale, trimestrale o semestrale), anche il pagamento del canone RAI verrà accorpato di conseguenza.

Come abbiamo già accennato, oramai il canone RAI si paga con la bolletta elettrica. Ma per quale motivo? Per capirlo, occorre fare un passo indietro.

In precedenza, prima del 2016, il canone RAI veniva pagato a parte, con bollettino postale, modello F24 o attraverso la propria banca. Chi non pagava il canone, era soggetto a controlli casuali.

Oggi, però, il legislatore ha stabilito, con il decreto legge 208/2015, che sussiste la cosiddetta presunzione di detenzione dell’apparecchio televisivo, ed è per questo che il canone RAI viene pagato direttamente in bolletta.

Questo significa che, semplicemente, si presume che tutti i cittadini che pagano per una fornitura della luce abbiano in casa almeno un televisore, e che debbano pagare per esso.

È vero, infatti, che lo si definisce ancora “canone RAI”, ma per essere più precisi si tratta di una semplice tassa, che va pagata come molte altre dovute allo Stato e non ammette proroga o rinnovo. Anche se una parte del canone serve a finanziare la RAI, ossia il servizio di televisione pubblica italiana, il canone non è altro che un’imposta sul possesso dei televisori da parte dei cittadini.

Il fatto che il canone sia introdotto nella bolletta comporta dunque che è il fornitore a ricevere il pagamento e, solo in un secondo momento, questo verrà trasmesso all’Agenzia delle Entrate. Il fornitore ha il permesso di usare il trattamento dei dati raccolti per il proprio servizio di fornitura di energia anche per il pagamento del canone della TV.

All’interno della bolletta, il cliente finale vedrà che è presente, accanto alle voci dei consumi, una voce di addebito dedicata al canone, che consiste appunto nel pagamento della rata, in alcuni casi accorpata con altre, a seconda della fatturazione e della tipologia di offerta e di contratto elettrico.

Da ciò deriva che, per pagare il canone RAI, bisogna utilizzare la medesima modalità di pagamento scelta per pagare la bolletta, che può essere il bollettino postale o, più spesso, forme di addebito diretto sul conto corrente (domiciliazione bancaria) o sulla carta di credito.

Nonostante il canone sia stato inserito nella bolletta, vi sono comunque diversi modi per non pagare il canone e ottenere un risparmio:

• innanzitutto, sono esenti gli anziani over 75, purché il loro reddito annuale, eventualmente sommato a quello del coniuge, non superi una certa cifra, e sia cioè classificabile come basso reddito (fino a 8.000,00 € annui, che probabilmente verranno riconfermati dalla legge di stabilità e dalla legge di bilancio 2020), e purché con loro non convivano altri famigliari con reddito proprio (collaboratori domestici a parte). Gli ultrasettantacinquenni devono inviare una autocertificazione sostitutiva di dichiarazione di esenzione al compimento dei 75 anni, se possiedono tutti i requisiti, all’Agenzia delle entrate, così da non dover più pagare il canone;
• sono poi esenti tutti i contribuenti che non possiedono un televisore o un apparecchio analogo, anche se non posseduto da loro ma da un famigliare. La dichiarazione di non detenzione sostitutiva, in questo caso, va inviata ogni anno all’Agenzia delle entrate, e deve riguardare tutte le case di proprietà. In caso di controlli, chi dichiara il falso può andare incontro a una multa anche salata (diversa dalla sanzione economica sugli interessi di mora per bolletta non pagata);
• infine, è prevista una esenzione per i diplomatici e militari stranieri su territorio italiano, a causa di convenzioni diplomatiche internazionali secondo specifici termini.

Per chi non fa parte di queste categorie vige l’obbligo di pagamento inderogabile, anche se non si usufruisce del servizio televisivo pubblico vero e proprio.

Oltre all’esenzione, in alcune circostanze si può anche richiedere un rimborso, se il canone RAI è stato pagato pur non essendo dovuto.

Per chiedere un rimborso bisogna compilare e inviare il modulo di esonero, la ricevuta di pagamento e tutti gli altri documenti richiesti all’Agenzia delle entrate, a mezzo internet (app web, mail, PEC) o con raccomandata via posta ordinaria, allegando un documento d’identità e i propri dati personali (nome, cognome, codice fiscale).

Deve essere necessariamente indicata la causale del rimborso, che metta in evidenza il requisito per l’esenzione (per esempio se il richiedente ha compiuto 75 anni con reddito annuo inferiore a 8000 € prima del pagamento a rate, se aveva già pagato il canone con altri mezzi come l’addebito sulla pensione, se era già avvenuta la disdetta del contratto o ancora se aveva già presentato un’autodichiarazione di esonero per soglia reddituale o altri motivi).

Il rimborso verrà gestito dal fornitore, che dovrebbe provvedere a riaccreditarlo nella fattura successiva alla ricezione dei dati necessari sotto forma di bonus o sconto. Se necessario, è possibile rivolgersi nuovamente all’Agenzia delle entrate e dare comunicazione dei ritardi del fornitore.